ASSOCIAZIONE “GORLA DOMANI”. CENTRO DI DOCUMENTAZIONE E INTERPRETAZIONE

1. LA MEMORIA DEL BORGO


2. FRA BORGO E NAVIGLIO


 

LA MEMORIA DEL BORGO

Il Sepolcreto della Cascina Cattabrega

La storia del borgo inizia intorno al IV secolo d.C., al tempo in cui Romani presidiavano in armi la strada per Monza. Ad attestarlo sono i ritrovamenti di un’ara dedicata alla dea Diana e i resti di tre tombe romane riportate alla luce nel 1830 fuori Porta Orientale. Ma notizie più antiche ci raccontano del ritrovamento di un sepolcreto, avvenuto nel 1869 presso la Cascina Cattabrega “a circa un quarto d’ora da Crescenzago in un podere di Leopoldo Arnaboldi situato presso un corso d’acqua sorgente detto il Roggione”, che ci farebbero pensare all’esistenza di alcune tribù precedenti l’insediamento romano e che già praticavano l’incinerazione dei propri defunti; alcuni ritrovamenti del sepolcreto, come vasi di terracotta e asce di bronzo, potrebbero risalire, infatti, all’ultima età del bronzo.

“Dopo le mura”

Una delle tre tombe romane aveva una camera in muratura e, al centro, un grande vaso in bronzo, probabilmente un ossario. Questo ci fa pensare alla pratica, in uso fino al Secolo VII circa, di cremare o seppellire i propri morti fuori dalle mura della città. A queste leggi pagane si assoggettarono anche i cristiani che, per venerare le spoglie dei Martiri e dei Santi, presero a costruire le proprie basiliche fuori dalle mura cittadine. Così fece Sant'Ambrogio nella Basilica Martyrum quando fece seppellire i corpi dei Martiri Gervaso e Protaso proprio sotto l'altare della basilica. Al di là delle mura di Milano si estendeva, infatti, una striscia di terreno, larga circa 6 Km, chiamata fin dall'età romana Pomerio ovvero terreno Postmurum (dopo le mura), solitamente destinato ad usi militari. Le tombe potrebbero risalire al IV Secolo del tardo romano impero quando la posizione strategica del borgo di Gorla, sull’asse Mediolanum-Pons Aureoli (Canonica d’Adda), assicurava il controllo dei traffici e dei movimenti delle truppe per Milano e Bergamo.

“La piccola gola” di Gorla

Furono, dunque, i Romani a fondare il borgo di Gorla anche se il termine “Gorla”, come molti ancora oggi sostengono, deriverebbe da una contrazione del termine dialettale lombardo “gorula” (dal latino “gurgula”, vortice) ovvero piccola gola; il termine faceva riferimento allo scosceso avvallamento (oggi via della Torre) in cui scorreva un rigagnolo e dal cui culmine si poteva controllare la strada consolare per Bergamo. Il rigagnolo s’immetteva nel Fontanone per poi disperdersi nelle campagne di Turro Milanese; qui una torre militare, “Tauris Turris” (torre del toro), presidiava l’area. La torre fu molto probabilmente nel 950 all’origine del borgo di Turro da cui Gorla dipendeva.

Lo sbarramento di Gorla

Ma “Gorla” poteva anche significare “anfratto, sbarramento”; il termine derivava dal latino “gulula” ,diminutivo di “gula”; in entrambe le interpretazioni sia di anfratto che di gola, sembra comunque assodato che qui vi fosse uno sbarramento naturale sfruttato ad arte dagli ingegneri romani per presidiare militarmente e commercialmente il territorio.

Sulla rotta commerciale per il Friuli

A conferma dell’importanza strategica di Milano era la stessa impronta urbanistica lasciata dai Romani alla città. L’area, corrispondente all’attuale Zona 2, non era altro che lo spicchio di città delimitato da due strade romane: ad ovest la via per Monza e Olginate (oggi via Breda), a est la via per Bergamo (oggi via Andrea Costa e via Palmanova); al centro delle due strade, sulla bisettrice dell’angolo formato dalle due strade, sorgeva una torre di avvistamento, probabilmente quella di “Turro”. Una strada (derivazione della Via Postumia) collegava Porta Argentea (Porta Venezia) a Turrem-Sextum-Crescentiacum-Colonia (Cologno Monzese) e, più oltre, a Bergamo e ai territori orientali del Veneto e del Friuli; la meta era Aquileia, importante porto commerciale romano collegato via canale al mare.

La “Via Postumia”

La “Via Postumia” era una via consolare costruita nel 148 a.C. nei territori della Gallia Cisalpina, corrispondenti all’odierna pianura padana, dal Console Romano Postumio Albin; la strada congiungeva Genua (Genova), Derthona (Tortona), Placentia (Piacenza) a Verona e Aquileia; fu poi allacciata a Bergamo e Milano il che permise al capoluogo lombardo di sviluppare i commerci e di diventare un centro di rilievo nell'economia del periodo, almeno fino all'arrivo delle invasioni barbariche favorite dalla presenza della strada.

Milano-Monza-Olginate

In Milano la derivazione della Via Postumia aveva origine presso la Porta Aurea (vicino a Piazza della Scala) e uno sviluppo regolare rettilineo fino a Monza lungo Piazza Cavour, via Manin, via Ponte Seveso, via Edolo, Cassina de’ Pomm, borgo di Greco, Sesto (via Breda), Monza. Da Monza proseguiva poi per Olginate (Lecco) congiungendosi con l’arteria principale. Di questa strada milanese non rimane, però, nessuna traccia poiché i lavori di edificazione della vecchia stazione ferroviaria in Piazza della Repubblica e della nuova Stazione Centrale ne cancellarono completamente il sedime.

Il “Borgo della Carrera”

Quando l’Imperatore Federico Barbarossa inferse quei terribili colpi alla città di Milano, alcuni profughi milanesi trovarono rifugio nel borgo di Porta Comasina (16 marzo 1161) e, in particolar modo, nell’area gorlese a cavallo dell’unica strada carreggiabile per Monza e la Brianza. Il borgo di Gorla fu ribattezzato per l’occasione “Borgo della Carrera” o “Borgo Carraia” ovvero borgo a controllo del passaggio di persone e merci in uscita da Milano. Sono solo supposizioni che sembrano, pur tuttavia, essere suffragate dalla geografia dell’area.

Le Pievi

All’epoca il territorio del Ducato era suddiviso per Pievi, circoscrizioni di varia ampiezza che includevano un numero variabile di comunità e terre. Nelle zone di pianura e di collina le circoscrizioni erano prevalentemente individuate col nome di Pievi. In epoca medioevale il termine Pieve designava una circoscrizione ecclesiastica del Contado facente capo a una chiesa battesimale detta chiesa plebana, situata generalmente in un centro abitato di una certa importanza detto Capo Pieve, il cui clero era investito della cura delle “anime” che popolavano la circoscrizione. Ma già dal secolo XII, e sempre più nel corso del secolo successivo in piena età comunale, la Pieve oltre a conservare il carattere originario di circoscrizione ecclesiastica assunse gradualmente anche il carattere di giurisdizione civile; questo tipo di organizzazione complessiva privilegiava alcuni centri marginali rispetto alla parte di città racchiusa dai bastioni e dalle porte murarie, come Gorla.

Le “Cassine da Gorla”

Gorla era contraddistinta da alcune “Cassine”sulla “strata da Dergano, strata da Niguarda, strata da Monza, e strata da Vimarcate”… fuori di Porta Com’asina… una delle sei principali della città…verso tramontana”. Le “Cassine da Gorla”, citate negli “Statuti delle acque e delle strade del Contado di Milano” del 1346, non costituivano un “locho”, termine che era riservato solo ai luoghi agricoli di una certa importanza come il “locho da Grego” e il “locho da Precogio con le cassine”. Amministrativamente, giacché questo era lo scopo dell’organizzazione per Pievi, il borgo di Gorla rientrava nella giurisdizione della Pieve di Bruzzano da cui era discosto “milia 4” e che, come tutte le altre Pievi del Ducato, era situato fuori dalle mura romane di Massimiano ((286-305 d.C.). Numerosi erano gli oratori campestri come S. Mamete, S. Rocco, S. Giorgio e le Cascine «Cassina biancha», “Cassina de Pomi”, “la Bichoca”. “Cassina de pomi”. A volte comparivano anche osterie e “bettolini da l'acqua”.

Mappa dell’Ingegnere G. P. Bisnati. 1619

Un disegno del Bisnati ci dà un'esatta indicazione sia dei collegamenti della Pieve con Milano, sia delle strade fra di loro nella zona nord della Diocesi. Il documento, di grande importanza per la conoscenza dell'organizzazione urbanistica dell'Alto Milanese, era orientato con il levante nella parte superiore della mappa. Vi si notano chiaramente i borghi di Turro, Greco, Gorla, Percotto e Crescenzago.

I traffici sul Naviglio Martesana

I traffici sul Martesana, realizzato fra il 1457 ed il 1463, si muovevano, prima dell’ingresso nella cinta daziaria milanese, lungo l’asta della Conca della Cassina de’ Pom e delle due darsene di Greco e Crescenzago. Gorla era posta all’incrocio delle due direttrici viarie principali: quella per Crescenzago passava lungo l’asse attuale di Viale Monza - Piazza dei Piccoli Martiri - Via Asiago; quella per Precotto percorreva, invece, l’asse attuale di Via Pontevecchio - Via Aristotele.

Gorla. Feudo della Regia Camera

Nel 1651 Gorla, infeudata alla Regia Camera del Ducato di Milano, dipendeva dal Giudice Feudale (di Verano), nominato dal feudatario; la giurisdizione amministrativa spettava, invece, al Vicario del Martesana che aveva in carico gli uffici del Console cui spettava l’amministrazione delle 110 anime circa che componevano il borgo di Gorla; il Console, coadiuvato da un cancelliere, fungeva da tutore dell’ordine pubblico e da gestore ordinario del patrimonio pubblico. Il Console era tenuto a compilare, vigilare, ripartire i carichi fiscali, tenere rapporti con l’Ufficio Pretorio di Milano. Per la riscossione delle tasse il Console si affidava ad un esattore, scelto con asta pubblica, e ad un cancelliere, residente in Milano, cui era affidata la cura del libro dei riparti, unica scrittura pubblica prodotta dalla comunità. Le cose andarono avanti così fino alla. metà del XVIII secolo “come da investitura concessa dalla regia camera nel 1677”.

La misura generale del nuovo censimento

La carta “fatta in occasione della Misura Generale del Nuovo Censimento dello Stato di Milano” mostra i punti cardine del “borgo rivierasco”: la Piazza Comunale, la strada per Precotto e Turro, il naviglio, i “Casseggiati”, le “Cassine, i Siti di Casa, i Giardini, le Hostarie, gli Horti”, i “Pascoli, gli Aratori, le Rive e Coste arborate, i Prati vitati, gli Arborei vitati, i Prati con moroni in essere”, le “Coste Zerbide”.

Milano

Milano si divideva allora fra il centro storico d’impianto medievale, la cinta daziaria bastionata d’epoca spagnola e il territorio delle cascine e borghi a ridosso delle mura cittadine. Quest’ultima parte di territorio, scarsamente abitata ed urbanizzata, fertile e ricca di risorgive e corsi d'acqua, era costellata di prati ed orti la cui funzione di produttori di derrate agricole era ampiamente sostenuta da una città già densamente urbanizzata.

I Corpi Santi milanesi

Per il Comune di Milano il dazio sui consumi portava annualmente nelle casse pubbliche cittadine una cifra che si aggirava sui tre milioni di lire. La gabella in questione gravava sulle merci che entravano in Milano in percentuale diversa a seconda delle derrate agricole. Come limite amministrativo e daziario per la riscossione delle gabelle veniva preso il confine delle mura spagnole che segnavano anche il confine del territorio comunale, distinto da quello dei borghi che si trovavano al di là delle mura cittadine e che formavano il Comune dei Corpi Santi, distribuito attorno alla città per un raggio di 6,7 chilometri e con una superficie di 66,35 kmq. Il Comune dei Corpi Santi fu sancito amministrativamente da un provvedimento emanato durante il regno dell'Imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1757, ma attuato solo nel 1786 da suo figlio Giuseppe II con un reale dispaccio del 1782 che ratificava la nascita di un Corpo comunale autonomo parificato a tutti gli altri Comuni foresi del Compartimento territoriale della Lombardia austriaca. Al Comune dei Corpi Santi, così chiamati per la pratica d’inumare i corpi dei Martiri e Santi fuori dalla cinta comunale, si accedeva attraverso sedici porte; ognuna di queste porte era presidiata da un drappello di guardie daziarie che alloggiavano nei caselli daziari.

Il Comune di Milano

Il Comune di Milano era diviso in 8 Mandamenti di cui 6 interni alle mura spagnole mentre il 7° e l’8° erano riservati all’ex Comune dei Corpi Santi. Questi due mandamenti “periferici” (il 7° per la zona Nord, l'8° per quella a Sud) erano divisi in 8 Riparti(zioni). La ripartizione di Porta Nuova e del Tombone di San Marco includeva Porta Venezia, Porta Umberto o Porta Nuova, Piazzale Loreto, lo Stradone di Loreto (oggi Buenos Aires), il Naviglio Martesana. Dal Piazzale di Loreto si dipartivano due strade (oggi via Padova e viale Monza) che portavano rispettivamente ai Comuni di Crescenzago e Precotto senza interessare, però, le zone di Lambrate (di Sopra e di Sotto), Cimiano, Turro, Gorla, Greco.

I Circondari esterni del Comune di Milano

Poi vennero i Francesi e il Comune dei Corpi Santi, appena nato, fu soppresso e aggregato al Comune di Milano diviso, a quel tempo, in quattro municipalità; ogni municipalità comprendeva due rioni. La porzione di territorio dei Corpi Santi di Porta Comasina, insieme a quelli di Porta Tenaglia e Porta Nuova, venne aggregata alla municipalità dei Rioni III e IV; la parte dei Corpi Santi di Porta Orientale, con Porta Tosa e Porta Romana e parte di Porta Vicentina, venne, invece, aggregata alla municipalità dei Rioni V e VI; i Corpi Santi di Porta Ticinese, con Porta Lodovica e parte di quelli di Porta Vigentina e Porta Vercellina, vennero assegnati alla municipalità dei Rioni VII e VIII. Con la Legge 26 settembre 1798 si decretò la ripartizione territoriale dei Dipartimenti d’Olona, Alto Po, Serio e Mincio (Legge 5 vendemmiale anno VII). Il Comune di Gorla, disaggregato da Dergano, fu inserito nel Distretto di Pioltello, Dipartimento d’Olona. Successivamente, in forza della Legge di ripartizione territoriale della Repubblica Cisalpina del 13 maggio 1801, Gorla venne inclusa nel Distretto I del Dipartimento d’Olona, con capoluogo Milano. Nella nuova situazione venutasi a creare con la dominazione francese i Corpi Santi mutarono la loro denominazione in Circondari esterni del Comune di Milano (Legge 2, Nevoso anno VI.). Il provvedimento legislativo non venne però applicato né sorte diversa ebbero le leggi di ripartizione territoriale che si succedettero fino al 1801 nelle quali i Corpi Santi erano indicati come Circondario esterno del Comune di Milano.

Il Comune dei Corpi Santi

Il Comune dei Corpi Santi, classificato come Comune di I classe, aveva allora 13.572 abitanti ed era inserito nel Cantone I del Distretto I di Milano, ma non ebbe mai la ratificazione di Comune autonomo da parte del Viceré del Regno d’Italia nonostante l’esistenza di un decreto (Decreto 4 febbraio 1806) predisposto dal Consiglio di Stato che sanciva l’unione dei Corpi Santi al Comune di Milano. Per via di questo stato di cose l’autonomia amministrativa del Comune extramurario non fu mai attuata; a nulla valse l’esistenza di un sovrano decreto (Decreto 14 luglio 1807) con sui si accordava ai Comuni murati l’aggregazione dell’area circostante le mura. Il Comune dei Corpi Santi continuò ad avere un’amministrazione separata da quella di Milano nonostante le reiterate richieste di unione avanzate dal Consiglio comunale della capitale.

Il Regno Lombardo-Veneto

Il ritorno degli austriaci e della suddivisione per compartimenti territoriali delle Province del Regno Lombardo-Veneto ricostituì, di fatto, il Comune di Gorla che venne inserito nella Provincia di Milano, Distretto I di Milano. Con due dispacci governativi, 19 marzo 1821 e 23 aprile 1822, fu, invece, istituito il Convocato generale, in sostituzione del Consiglio Comunale. Quando nel 1836 l’I.R. Delegazione Provinciale propose una nuova pianta del personale da parte del l’I.R. delegazione provinciale, il Comune dei Corpi Santi risultava avere alle sue dipendenze: un segretario, uno scrittore, un portiere, un ingegnere d’ufficio. Il Comune rimase nel Distretto I di Milano anche in seguito al successivo compartimento territoriale delle Province lombarde (notificazione 1 luglio 1844). Nel 1853 il Compartimento territoriale della Lombardia (Notificazione 23 giugno 1853) riconfermò il Comune di Gorla nel Distretto I della Provincia di Milano. Sostanzialmente, nulla cambiava, però, all’interno del tessuto sociale del borgo che risentiva sia della burocrazia accentratrice francese che dell’imposizione del consenso da parte di quella austriaca.

Gli “ameni dintorni”

“Ameni si presentano i dintorni e sparsi di casini di campagna di facoltosi milanesi”. Nella carta del Brenna "Milano e dintorni" (1833) disegnata alla scala 1:2000, la rappresentazione dei borghi è molto dettagliata. I borghi di Turro, Gorla e Crescenzago sono attestati attorno alle strade postali e militari austriache. Il borgo di Precotto è, invece, leggermente disteso all’incontro con Segnano, Segnanino, Pratocentenaro. In seguito all’annessione della fascia dei Corpi Santi nel 1873, i vecchi borghi rurali (esterni alla città) portarono con sé una dote di circa 60.000 abitanti e una superficie dieci volte maggiore rispetto a quella del centro storico milanese. I vecchi bastioni spagnoli furono abbattuti e rimpiazzati dalla circonvallazione esterna. Da Loreto si biforcava la "Strada delle Vallazze" per Lambrate, Pioltello, la Valle dell'Adda. La "Strada Maestra" per Crescenzago superava il borgo di Casoretto, Turro, le Cascine Rottole, Cimiano, Corte Regina attestandosi su Crescenzago prima di dirigersi per l’Adda.

Le “rive arborate”

Nelle immediate adiacenze del Naviglio Martesana le ripe erano indicate come “rive arborate” e “coste zerbide”: si trattava di rive piantumate o lasciate a coltivo (prato). Purtroppo, di questa eredità non rimane nulla se non qualche vago indizio nelle cascine situate lungo il naviglio, recuperate ad abitazione, e resti di case coloniche come quelle di via Apelle 81-83, della Cascina “Turrino” di via Valtorta, di via Dogali (via Agordat 26), di viale Monza 154, di via Nuoro 18, della Cascina “Quadri”, della Cascina “Falperina” di via Tanaro 13. Si trattava, in sostanza, di aree di “perfettissima quiet, e quasi son per dire in una specie di romitaggio, e al tempo stesso si è a dieci passi in città, e a due passi sulla strada dove ogni mezz’ora passano tram che conducono fino al dazio ed anche fino a S. Babila.” e perché separate dal “regio vialone” di Sesto San Giovanni “giacchè nei tempi nostri in cui ormai si distinguono a stento i paesi dalle città per il gran movimento e viavai di gente, di tramwai, di carri e carrozze, di ridotti, di spettacoli, ecc.”.

Paese invidiabile

Questa situazione perdurerà per tutto il XIX secolo sino agli inizi del XX secolo giacché l’agricoltura, che costituiva l'attività produttiva prevalente della popolazione gorlese, dominava la scena; ma a trarne vantaggio erano quasi esclusivamente i proprietari terrieri ai quali i contadini dovevano consegnare tutto quello che ricavavano dal lavoro nei campi. Nel 1905 l’introduzione dei contratti d’affitto cambiò sensibilmente i rapporti fra la popolazione contadina e i proprietari terrieri.

 

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Informazioni, rielaborazioni, testi…tratti da:

- A. Calderini “Milano Archeologica”, in Storia di Milano Vol. I, Le origini e l’età romana. Milano, 1953.
- Museo patrio di archeologia di Milano (1862 - 1903). 1881 n. 114.
-Giorgio Giulini nel libro “Memorie spettanti alla storia e al governo e alla descrizione della città e campagna di Milano ne' secoli bassi, Milano, 1760.
- Dagli “Statuti delle Strade e delle Acque del Contado di Milano” redatti nel 1346.
-Città con suoj Borghi e Corpi Santi di Milano. 1781. Costituzione della Comunità dei Corpi Santi. Archivio di Stato di Milano.
- Gorla. Pieve di Bruzzano. Piazza Commune. 1721. Mappe piane. Mappe di Carlo VI , 28 fogli, 1721. Archivio di Stato di Milano.
- Storia della Società de’ Corpi Santi colla comune di Milano e suo scioglimento, Archivio di Stato di Milano.
- “Proposta di una nuova pianta del personale da parte del l’I.R. delegazione provinciale”, Archivio di Stato di Milano.
- Cesare Cantù, Grande Illustrazione del Lombardo Veneto. Milano, 1857.
- “Memorie stese dal parroco locale e pubblicate nella faustissima benedizione e inaugurazione della nuova chiesa parrocchiale”. Milano, Sac. Davide Sesia. Tipografia della Casa Editrice “Osservatore Cattolico”, Milano, 1886.
- La vita della Chiesa nelle trascrizioni del “Liber Cronicus”. Volume n. 1, 1919-1943; volume n. 2, 1944-1965

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Schede

00 01 02 03 04 00
Canottieri Martesana. Villa Angelica. Ponte vecchio Cascina Quadri. Via Nuoro

Le “Cassine da Gorla”

Naviglio. Attracco della Canottieri Martesana Ponte Vecchio di Gorla. Ponte vecchio. Casa Felber. Villa Cottini
01 02 03 04 05 00
Ponte Vecchio. Funerale

Ponte vecchio. Gabbiotto Canottieri Martesana

Via Bertelli. Gli Stravachin Via Bertelli. Ponte di Viale Monza. Villa Cottini Via Bertelli. Ponte Vecchio e “Cassine” Via Tofane. Barcone in azione
01 02        
Via Tofane. Case economiche Villa Angelica. Canottieri Martesana        

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